Verdone: «La mia vita (quasi) vera in “Vita da Carlo”»

«Il pollice verde, le marmellate e il non saper dire di no ai fan: nei nuovi episodi della serie su Paramount+ ho messo tanto di me»

21 Settembre 2023 alle 08:00

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Su uno dei divani di casa di Carlo Verdone c’è una chitarra classica poggiata di traverso. «Mentre l’aspettavo stavo provando l’intro di una canzone degli Who, “Pinball wizard”» spiega l’attore. «È molto difficile, ci sono riuscito ora per la prima volta». Gli chiedo se ha voglia di suonarla di nuovo. «Ma no, non la so fare bene» si schermisce. Insisto… «Va bene». E così, la chiacchierata con Carlo Verdone, in occasione dell’arrivo su Paramount+ della seconda stagione della sua serie “Vita da Carlo”, comincia nel migliore dei modi. In musica. Anche perché nonostante la sua ritrosia quell’intro l’ha imparata proprio bene.

Carlo, aveva messo in conto di fare una seconda stagione?
«No, ma ovviamente mi fa piacere perché vuol dire che la prima è andata bene (sorride)».

Continua a raccontare sempre in modo fedele la sua vera vita?
«Nella serie c’è un buon 50 percento della mia vita vera. Il resto è romanzato».

Che differenze ci sono con la prima?
«C’è più spazio per gli altri personaggi: per la mia ex moglie Sandra (Monica Guerritore), per mia figlia Maddalena (Caterina De Angelis) e per il suo fidanzato Chicco (Antonio Bannò), per mio figlio Giovanni (Filippo Contri), per l’amico Max Tortora. Tutti loro avranno delle storie importanti. Arriva nella mia vita Sofia (Stefania Rocca), una donna travolgente. E poi c’è il mitico Fabris (Fabio Traversa) del film “Compagni di scuola”. Oltre alle guest star, che entrano nella storia ognuna con un motivo preciso».

Da dove si parte?
«Da Carlo Verdone che si è messo in testa di fare il suo primo film d’autore, tratto dal racconto autobiografico “Maria F.” che è contenuto nel suo libro “La carezza della memoria”. Lo vuole fare costi quello che costi».

Ci riuscirà?
«Le premesse non sono le migliori dal momento che Cantalupo (Stefano Ambrogi), il suo produttore volgare e scalcagnato, gli impone di prendere come protagonista una star tra i giovani, per portare il pubblico dei ragazzi al cinema. E sceglie il cantante Sangiovanni, che ha 20 anni, non è un attore ed è di Vicenza. Non proprio le caratteristiche giuste per interpretare me stesso da giovane. Tant’è. Sangiovanni si rivela spontaneo, con una sua personalità, accanto a lui c’è una brava Ludovica Martino e così inizia l’avventura della serie, che sarà quella di mettere in scena tra mille difficoltà questo film. E con tanti colpi di scena».

Conosce le canzoni di Sangiovanni?
«Certo!».

Da prima della serie? La verità…
«Le ho imparate dopo. Ma lui lo sa».

La sua preferita?
«“Farfalle”».

E la canta?
«Ma no… Però la so davvero!».

Va bene. Soddisfatto della seconda stagione, quindi?
«Mi espongo: devo dire che è di gran lunga superiore alla prima. C’è un finale bello, poetico, con un tocco di malinconia che ho amato».

Ci sarà una terza stagione?
«Ho appena finito di scriverla: a novembre dovremmo poter entrare in studio e cominciare a girarla».

Non si ferma mai...
«Fare una serie è molto faticoso».

Intende per la memoria?
«Dopo 47 anni di lavoro è allenata. Ma la acquisisci giorno dopo giorno».

E fisicamente serve allenarsi?
«L’unico allenamento è il riposo, cercare di dormire sei, sette ore a notte, sennò il giorno dopo è un problema: ti si legge tutto in faccia».

Come è scandita la sua vita durante le riprese?
«Mi sveglio la mattina alle 5.45, alle 7 vado sul set. Torno a casa alle 19.30, ho mezz’ora per imparare le scene del giorno dopo, mezz’ora per cenare, venti minuti per fumarmi una sigaretta, fare due passi sul terrazzo e vado a letto. Questa vita monotona va avanti per tre mesi. Poi ci sono le riprese di notte, che sono una gran fatica. C’è una scena in cui faccio un bagno a Ostia a mezzanotte. Era novembre... Come la vede?».

Male.
«Ecco, appunto».

La casa nella serie ricorda un po’ la sua vera casa.
«È ricostruita in teatro agli studi Videa. Per i colori somiglia un po’ alla mia casa di campagna e ha qualcosa che richiama questa di Roma. Il panorama che si vede è la proiezione delle riprese di una camera piazzata per 24 ore sul terrazzo di una casa qui vicino. Il terrazzo invece è quello di un appartamento a 100 metri da casa mia, che ha bellissime piante che il mio personaggio cura».

Lei ha davvero il pollice verde?
«Come no? Occuparmi delle piante mi rilassa: è il migliore ansiolitico che esista».

Cos’altro ha portato di suo nella serie?
«Una cosa che faccio ogni tanto quando ho cali di zucchero è immergere il cucchiaino nel barattolo della crema di cioccolato: non resisto. E poi la mattina con le fette biscottate guai se non ho le mie marmellate di tanti tipi: pesche, fragole, albicocche».

Nella serie Carlo non sa dire di no.
«È la verità. E il mio dramma».

Quanti selfie fa al giorno?
«Credo di avere battuto ogni record al Gran Premio di Monza un paio di settimane fa. Ho fatto visita al box Ferrari, incontrato i piloti, sono andato in pista… non potevo fare un passo senza fare un selfie. Sono tornato a casa stordito. Una volta a Matera non sono riuscito a vedere i Sassi perché non potevo muovermi. È che al pubblico che mi vuole bene non so dire di no».

Sarà successo qualche volta…
«Solo quando sono in aeroporto e sto correndo per prendere un volo. Una volta stavo per imbarcarmi, un gruppo mi riconosce, mi ritrovo circondato da 60 persone e dico: “Scusate, mi hanno chiamato, sono l’ultimo passeggero che manca… fatemi andare!”. Niente, insistevano. A quel punto ho fatto tre o quattro selfie poi sono fuggito e sentivo qualcuno che diceva: “Ammazza ma allora non è così simpatico!”».

La cosa più assurda che un fan le ha chiesto?
«Un ragazzo di Senigallia voleva che io fossi testimone della dichiarazione di matrimonio alla sua fidanzata. Gli ho dato appuntamento in un bar, è arrivato emozionato, ha tirato fuori la scatolina con l’anello, si è inginocchiato e le ha chiesto: “Amore mio, oggi davanti a Carlo Verdone ti chiedo di sposarmi”».

Pensi se lei avesse risposto di no!
«(Ride) Si sono sposati».

Girare nella sua città, Roma, non deve essere facile, visti i tanti fan.
«Un giorno stavamo girando vicino al lungotevere e i vigili avevano bloccato il traffico per qualche minuto. Si è formata la fila di macchine, tutti che suonavano arrabbiati. Un ragazzo con la moto, innervosito, passa lo stesso e ci urla: “Basta co’ sto cinema, avete rotto: annate a lavora’!”. A quel punto mi vede, si precipita verso di me, si inginocchia e dice: “A Carlo scusa, se sapevo che eri te nun dicevo niente. Adesso mi porterò ‘sto peso per tutta la vita!”».

Quante telefonate riceve da chi le chiede consigli medici?
«Almeno una al giorno. Ieri ho azzeccato una cosa difficile: dalle foto che questo amico mi ha mandato ho immaginato potesse essere Lupus Tumidus, una malattia autoimmune. Il dermatologo ha confermato».

Ne approfitto: per il colesterolo alto?
«Al momento non esistono terapie alternative alle statine».

Alla fine della scorsa stagione Carlo vuole pensare solo alle cose che lo fanno stare bene. Cosa la fa stare bene nella vita reale?
«Io sono premuroso con le persone che amo: se loro stanno bene, sono sereno. Mi fa stare bene quando sono in terrazzo con le mie piante e vedo Roma che dall’alto è così bella. In quei momenti mi sento leggero e non penso a niente. Così come quando mi godo la mia casa di campagna. Ho gli ulivi, gli alberi da frutto, i pini… e pure una chiesetta del ‘600. In quel paesino in Sabina dove tutti mi salutano ma nessuno chiede selfie e non ho pressioni, ecco, lì mi sento bene».

E per finire questa intervista... non posso evitare: facciamo un selfie?
«(Ride) Ma come no!».

Largo ai giovani! Ludovica Martino e Sangiovanni

Una, Ludovica Martino, è un’attrice giovane che ha già alle spalle ruoli importanti e di successo (“Skam”, “Sotto il sole di Amalfi”). L’altro, Sangiovanni, è un cantante uscito da “Amici” di Maria De Filippi e ora idolo delle nuove generazioni. I due sono i protagonisti del film d’autore che, nella nuova stagione della serie, Carlo Verdone ha deciso di mettere in piedi. Costi quel che costi. «Al primo incontro con Carlo» racconta Ludovica «ero così entusiasta che ho parlato per 45 minuti dandogli del tu. A un certo punto lui mi fa: “Penso che lei sia proprio una brava attrice”. E io, guardandomi intorno: “Ma lei chi?”. Ero sola. Allora ho capito che mi aveva dato del lei, per rispetto. Mi sono sentita morire, ho iniziato a dire: “Scusa... anzi scusi”. Non capivo più niente, convinta che a quel punto non mi avrebbe preso. Invece... eccomi qui! Il mio personaggio è un prototipo di attrice con cui nessuno vorrebbe avere a che fare: antipatica, viziata, irascibile e maleducata». Sangiovanni è al suo debutto da attore: «Volevo provare a comunicare anche in modo diverso dalla musica. Mi è sembrato un buon punto da cui cominciare: Verdone è una leggenda, sapevo che mi sarei divertito e che avrei potuto imparare tanto. Interpreto Carlo da giovane: mica male! Lui era lì sul set e ho seguito i suoi consigli: essere spontaneo e... tenere i capelli corti. Adesso lavoro alla mia nuova musica ma mi piacerebbe tornare su un set».

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