“Vikings: Valhalla”: questi guerrieri sono ancora più sanguinari

Arriva su Netflix lo spin-off di “Vikings” ambientato circa un secolo dopo la popolare serie

"Vikings: Valhalla"  Credit: © Netflix
23 Febbraio 2022 alle 09:00

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In natura, nulla si crea e nulla si distrugge. Ma anche in televisione le cose non sono molto diverse. Così, a poco più di un anno dal finale di “Vikings”, il 25 febbraio arrivano su Netflix i primi otto episodi di “Vikings: Valhalla”. Stesse ambientazioni, ma diversi i personaggi, perché “Vikings: Valhalla” si svolge circa un secolo dopo le vicende raccontate da “Vikings”.

Quelli che erano stati i grandi protagonisti della serie originale ora sono delle figure quasi leggendarie, tramandate dai discendenti e citate dai capipopolo per motivare le truppe prima di una battaglia. Ecco, le battaglie: con tutta la loro violenza, sono forse l’unico aspetto immutato, in un mondo che invece è cambiato del tutto.

“Vikings” raccontava gli scontri tra i clan vichinghi, ma si concentrava soprattutto sulle lotte con le altre popolazioni confinanti, in particolare con gli inglesi, vittime predilette di scorrerie a base di rapimenti e razzie. Rispetto alla serie originale, “Vikings: Valhalla” approfondisce la psicologia di un intero popolo in una fase di grande cambiamento. I pronipoti di Ragnar Lothbrok, il mitico re protagonista delle prime stagioni, sono ancora in guerra con gli inglesi, ma devono affrontare anche una profonda divisione al loro interno, che li ha portati sull’orlo di uno scontro fratricida: da una parte i vichinghi che si sono convertiti al cristianesimo, dall’altra chi è rimasto fedele agli antichi dèi. Di quest’ultima fazione fanno parte anche i due personaggi principali di “Vikings: Valhalla”, ovvero i fratelli Leif e Freydis (Sam Corlett e Frida Gustavsson), che arrivano dai territori sperduti della Groenlandia e sono i portatori dei valori più tradizionali.

Leif sarà costretto a imbarcarsi e combattere gli inglesi, mentre Freydis inizierà un viaggio che la porterà nel cuore delle tradizioni vichinghe. Come ha dichiarato l’autore Jeb Stuart, che ha raccolto il testimone dal creatore Michael Hirst, il sentimento di fondo di “Vikings: Valhalla” è la nostalgia: «Mi piacerebbe che il pubblico guardasse la serie rimpiangendo il momento in cui i vichinghi si limitavano a uccidere i sassoni, dicendo: “Bei tempi, quelli…”».

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