Ripercorriamo le tappe fondamentali della rivoluzione televisiva che lo ha visto protagonista dalla fine degli Anni 70 in poi
Nel giorno della scomparsa di Silvio Berlusconi noi di Sorrisi abbiamo deciso di ripercorrere le tappe fondamentali della rivoluzione televisiva che lo ha visto protagonista dalla fine degli Anni 70 in poi. Perché gran parte di quello che i telespettatori di oggi danno per scontato, dalla programmazione 24 ore su 24 alla Serie A in diretta, è stato introdotto proprio dall’imprenditore milanese, che non a caso, in un’intervista del 1983, si definì scherzosamente "Sua Emittenza".
La prima tessera dell’immenso mosaico che oggi chiamiamo Mediaset è datata 1976, l’anno in cui partirono le trasmissioni via etere di Tele Milano (la prima emittente di Berlusconi), ribattezzata, due anni dopo, Telemilano 58.
All’epoca le tv private, per legge, potevano trasmettere solo in ambito locale, ma nel 1980 quel piccolo canale con sede a Milano 2 (l’innovativo quartiere costruito da Berlusconi alle porte di Milano), che già poteva contare sulla collaborazione di Mike Bongiorno, si alleò con altre quattro tv locali del Nord Italia per trasmettere gli stessi programmi in contemporanea, alla maniera dei network americani.
Nacque così Canale 5, la cui crescita fu alimentata dalle intuizioni vincenti di Silvio Berlusconi che costrinse la Rai a giocare con le nuove regole scelte da lui: nel giro di pochi mesi, la tv di Stato perse due gioielli come il quiz del giovedì di Mike ("Flash" diventò "Superflash" nel dicembre del 1982) e il telefilm "Dallas" (relegato da Rai1 in seconda serata), che aprirono la porta di Canale 5 a tante altre star, da Corrado a Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. C’era posto per tutti perché nel frattempo la Fininvest di Berlusconi aveva comprato i due network concorrenti, Rete 4 e Italia 1.
Anche le origini del daytime di oggi, fatto di contenitori, soap opera, cartoni animati e quiz, risalgono a quel periodo. Senza dimenticare lo sport: con il Mundialito di calcio del 1981, organizzato dalla Fininvest, debuttarono in Italia le tecniche di ripresa all’americana (telecamere a bordo campo, replay proposti da tre angolazioni diverse), la coppia di commentatori (un giornalista e un tecnico) e tanti altri elementi che ancora oggi sono fondamentali per garantire il massimo coinvolgimento dello spettatore.
Sempre a Berlusconi si deve la nascita, nel 1991, della prima pay tv italiana, Tele+. Puntava sui film, ma decollò solo quando acquisì i diritti per trasmettere in diretta, ogni settimana, una partita di Serie A e una di Serie B. Per milioni di tifosi, cresciuti con la cronaca registrata di un tempo di una partita alle 19 della domenica, fu una rivoluzione. E il resto è storia.