In “Il Paradiso delle Signore”, Ravasi e la contessa Adelaide si sposano!

Roberto Alpi, l'attore che lo interpreta, ci svela ogni segreto del matrimonio più atteso nella Milano degli anni 60 raccontata dalla soap di Raiuno

Vanessa Gravina e Roberto Alpi
9 Aprile 2020 alle 09:20

Tutta Milano ne parla. La Milano ricca e grintosa del 1960, s’intende, quella che fa da scenario a "Il Paradiso delle Signore". L’avvocato Achille Ravasi e la contessa Adelaide di Sant’Erasmo si sposano! Ma nei salotti non si parla solo del ricevimento o dell’abito per le nozze della contessa. Girano anche voci preoccupate su questo avvocato rampante e discusso, fascinoso e ambiguo. Noi abbiamo deciso di parlarne con la persona che lo conosce meglio al mondo: Roberto Alpi, il suo interprete. Che per prima cosa dice: «Eh, mi hanno dipinto così…».

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Alpi, entri nei panni di Ravasi e confessi: ha fatto un colpaccio, vero?
«Sento di essere arrivato dove volevo arrivare fin da ragazzo, sono molto soddisfatto! Volevo sposare la contessa (Vanessa Gravina) fin da allora e se non ci fosse stato quel bellimbusto di Umberto Guarnieri (Roberto Farnesi) che mi ha allontanato dalla famiglia, lo avrei fatto tanti, tanti anni fa. Questo amore antico e sofferto è diventato una sfida e quando mi si è ripresentata la possibilità ho giocato tutte le mie carte».

Quindi non è un matrimonio d’interesse?
«Beh, non si dice forse “unire l’utile al dilettevole”? Oppure “appendere il cappello”? Ma vedremo che cosa succederà».

Torniamo a Roberto Alpi. Lei ha una grande esperienza di soap italiane: è stato nel cast di "CentoVetrine" e in quello di "Un posto al sole". Qual è la caratteristica speciale e unica de "Il Paradiso delle Signore"?
«La sua caratteristica “speciale” è di parlare di un momento eroico di questo Paese, un periodo in cui sotto vari punti di vista eravamo tutti più belli, per così dire. Credo che il pubblico che lo segue ci si riconosca e magari riconosca anche la propria giovinezza, quindi lo trovi non solo divertente, ma anche “confortevole”. E poi è girato molto bene».

Lei a cavallo tra gli Anni 50 e 60 c’era, era bambino. Le pare che il Paradiso mostri le cose com’erano davvero allora?
«Sì, rivedo quegli anni. Soprattutto nei vestiti: ogni tanto mi sfugge un “Oh, quello ce l’aveva mia zia!”. Qualche volta dico anche la mia quando discutiamo della scena da girare… E c’è sempre qualcuno che mi guarda con quella faccia da “Figurati se si ricorda davvero”».

Come vede il suo Ravasi?
«Non credo che abbia mai dimostrato chissà quale cattiveria, ma di certo in lui c’è opportunismo, c’è il desiderio di arrivare al suo obiettivo usando tutti i mezzi leciti e illeciti (ma non è che ce ne siano poi tanti…). Ha un lungo passato alle spalle che non conosciamo e ora torna a Milano e cerca di riprendersi un pezzo della sua vita, della sua giovinezza. Ovviamente per lui non c’è solo l’amore per una donna fascinosa, ma pensa anche al suo patrimonio. Se facesse, chessò, il pittore direbbe “Ricca o non ricca, che mi interessa?”, ma lui sa esattamente che cosa fare con quei soldi, e quindi agisce. È uno stratega, ma non può palesare le sue ambizioni: deve sempre muoversi con un certo fair play».

Un’anticipazione sul “dopo-nozze”?
«Dopo il patrimonio… Pardon! Il matrimonio… i due giovincelli partiranno in viaggio di nozze. Sarà un giro del mondo e sarà pagato da me, eh! E durante il lungo viaggio succederà qualcosa».  

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