Patrizio Rispo: «Ormai “Un posto al sole” fa parte della mia vita»

L'attore è Raffaele Giordano nella soap più longeva della tv italiana, in onda su Raitre da 25 anni

Patrizio Rispo
2 Settembre 2021 alle 11:50

È uno dei volti simbolo di “Un posto al sole” e lo sa talmente bene da scherzarci su: «Ai miei colleghi lo dico sempre: “Voi siete gli attori, io sono il brand”». Eppure, nella soap più amata dagli italiani, che sta per compiere i suoi primi 25 anni, Patrizio Rispo ha rischiato incredibilmente di non esserci: «Tutto, come al solito, per colpa del provino».

Non era andato bene?
«Al contrario, era andato benissimo. Le spiego: penso di essere l’uomo che ha fatto più provini nella sua carriera. Ne facevo tanti ma non mi prendevano mai. Cercavano un farmacista? C’era sempre uno più farmacista di me. Serviva un giovane? C’era sempre uno più giovane di me. Il problema è che a 25 anni avevo già i capelli bianchi e questo, certo, non mi aiutava».

Ed è quello che è successo anche per “Un posto al sole”?
«All’epoca i provini si facevano con gli sceneggiatori australiani (la soap è ispirata al format australiano “Neighbours”, che racconta la vita di alcune famiglie che abitano nello stesso quartiere, ndr) e loro sono molto bravi a guardarti negli occhi, a capire le tue potenzialità dallo sguardo. Gli ero piaciuto molto ma non sapevano che ruolo darmi. Alla fine, con una piccola forzatura perché la figura del portiere non è così importante nel mondo anglosassone, si è pensato a un personaggio come Raffaele Giordano che, in quanto cognato di Renato Poggi, poteva entrare nella storia. Sono stato l’ultimo tra i miei colleghi a firmare il contratto».

Al di là del suo caso personale, “Un posto al sole” è stata una scommessa, qualcosa che in Italia non si era mai vista.
«Una scommessa produttiva fortemente voluta da Giovanni Minoli che non finiremo mai di ringraziare, penso sia uno dei più grandi uomini di tv che abbiamo in Italia. La nostra fortuna è stata che non abbiamo avuto raccomandati: nessuno ci voleva lavorare! Per un anno e mezzo la Rai ci ha permesso di sperimentare: al format originale, che era più melò, abbiamo aggiunto la cronaca e la commedia».

La sperimentazione è decisamente riuscita.
«Siamo entrati a far parte delle famiglie italiane perché raccontiamo quello che succede nella vita di tutti i giorni e perché è facile identificarsi nei personaggi di “Un posto al sole”: per età e ceto sociale ne abbiamo per tutti i gusti. E poi cerchiamo sempre di lanciare un messaggio positivo anche quando raccontiamo i guai. Per questo, per esempio, siamo seguitissimi in tutte le carceri. Per non parlare della bellezza di Napoli, che è la vera super protagonista femminile».

Alcuni di voi fanno parte del cast fin dalla prima puntata: non deve essere facile stare insieme sul set tutto il giorno, tutti i giorni, da 25 anni.
«Invece no, anche perché il format, per come è strutturato, non permette la nascita di invidie o di gelosie ma ti regala la consapevolezza di far parte di una squadra. La debolezza o la forza di uno sono la debolezza e la forza di tutti. Non è un caso se con alcuni siamo ormai davvero amici. Penso a quelli del cast iniziale, ci chiamavano “la sporca dozzina”, solo per citarne un paio Marzio Honorato o Luigi Di Fiore, che continuiamo a sentire».

Dopo tutti questi anni non è facile immaginare Patrizio Rispo senza Raffaele Giordano.
«È vero, ormai ci confondiamo. Condividiamo la curiosità e io, come lui, sono irrequieto. Mi butto in qualsiasi avventura e non riesco a stare fermo nemmeno in vacanza. Durante la pausa estiva dalle riprese ho iniziato a scrivere un recital su Diego Armando Maradona. Se tutto va bene, debutto prossimamente a Torre del Greco con Diego Moreno, musicista di tango e amico di Maradona».

Lei è molto attivo anche nella solidarietà.
«Penso che mettere al servizio della società la nostra popolarità sia il minimo che possiamo fare. La gente ci segue: quando a “Un posto al sole” abbiamo parlato della donazione di sangue, il numero dei donatori si è impennato, crescendo del 25% in pochi giorni. E mi è bastato mettere due storie su Instagram per far formare la coda di donatori fuori dall’ospedale “Pausilipon”, a Posillipo. Su tutt’altro fronte, sono anche impegnato nelle battaglie con Unita, l’associazione che tutela i diritti degli attori, sono vicepresidente vicario del consiglio di amministrazione del Teatro Mercadante di Napoli e uno dei fondatori del Registro attrici attori italiani».

Tra tanti impegni, trova anche il tempo di divertirsi?
«Io mi diverto sempre. Proprio di recente ho fatto una serata con la mia band “Un posto al sol”: negli anni sono riuscito a far cantare tutti gli attori che passavano dalla soap. È successo con Serena Autieri e Serena Rossi. E poi mi piace correre con i cavalli al trotto».

Ama gli animali?
«Guai a chi me li tocca, a casa mia ne siamo pieni! E ho fatto tante di quelle campagne contro l’abbandono di questi compagni di vita che nemmeno me le ricordo più tutte».

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