Il 23 marzo 1987 negli Usa andava in onda la prima puntata della soap. Ce ne parla il suo autore

Auguri, "Beautiful"! Mercoledì 23 marzo la soap di Canale 5 compie 35 anni. È un compleanno “americano”, certo, perché è negli Usa che la prima puntata andò in onda nel 1987. In Italia la saga giunse il 4 giugno di tre anni dopo. Il pubblico americano festeggerà con una puntata speciale dedicata all’eterna Brooke (Katherine Kelly Lang), che noi vedremo tra un anno circa. Alla festa, però, non potevamo mancare, e abbiamo fatto quattro chiacchiere con Bradley Bell, il “Signor Beautiful” in persona. Figlio dei creatori della soap William J. Bell e Lee Phillip Bell, Bradley ha vissuto tutti i 35 anni della soap e ancora oggi ne è autore e produttore esecutivo.
Bradley, "Beautiful" ha un’età strana, non più ragazza, non ancora adultissima…
«Io la vedo solo come un bel posto dove stare».
Un bel giorno i suoi genitori idearono "Beautiful". Cosa ricorda?
«I miei avevano già creato "Febbre d’amore" per la Cbs, e la Cbs chiese loro una nuova soap. Così ci fu un consiglio di famiglia al tavolo della sala da pranzo, e papà e mamma ci dissero che sarebbe stata un’avventura da fare tutti insieme. Nei giorni seguenti loro e noi figli diventammo inseparabili, facevamo davvero tutto insieme, incluso il creare "Beautiful"!».
John McCook e Katherine Kelly Lang sono presenti dalla puntata numero 1. Chi sono, per lei?
«Katherine è una forza positiva e trascinante. John è un vero patriarca».
Parliamo dei loro personaggi, Eric e Brooke, invece…
«Brooke è la perfetta eroina dal cuore d’oro. È una donna di potere e d’ambizione che vuol fare sempre la cosa giusta. Il successo di Eric viene dal suo talento e dal suo magnetismo. Ha creato un impero ed è stato capace di trionfare su tutto e tutti».
C’è un personaggio a cui si sente più legato?
«Li sento tutti un po’ come “figli”, e mi sembrano anche tutti reali».
Ogni personaggio è, di volta in volta, il buono e il cattivo. Ma è più divertente scrivere per il buono o per il cattivo?
«Io cerco di esporre dei “fatti”, la reazione è compito esclusivo dello spettatore. Le sfumature dei personaggi affiorano da ciò che essi vogliono fare e dal rischio che sono disposti a correre per ottenere ciò che vogliono. Più rischiano, più possono ottenere».
C’è un colpo di scena di cui va molto fiero?
«L’inattesa evoluzione di Stephanie. Quando ormai le resta poco da vivere, insegue una ragazza che ha preso un foulard. Pensa che sia una ladra e invece scopre che è una senzatetto e ha bisogno del foulard per coprire il suo piccolino. Lì Stephanie capisce che ora deve aiutare chi soffre».
Un colpo di scena “imbarazzante”?
«Probabilmente mi è capitato spesso di esagerare. Per esempio quando Bridget iniziò a sentire “qualcosa” per Ridge, che fino a quel momento era stato per lei una figura paterna… Ma è meglio spingersi troppo avanti, che non abbastanza avanti».
Scelga un “autore” per la sua soap.
«Charles Dickens, il padre del romanzo a puntate. In fondo l’episodio speciale per celebrare i 35 anni di "Beautiful" è un po’ ispirato al suo racconto "Canto di Natale": Brooke sogna i suoi passati amori e riflette».
Avete mai pensato a un finale?
«Qualche volta mi è passato per la mente, ma la mia sfida quotidiana è quella di trasformare ogni “fine” nell’inizio di qualcos’altro».