“Un posto al sole”, Patrizio Rispo: «Ho fatto un presepe da perdere la testa!»

La star della soap ci parla delle puntate natalizie della soap e ci svela un “segreto”

Patrizio Rispo
17 Dicembre 2020 alle 15:26

Come tutti noi, anche i protagonisti di "Un posto al sole" si avviano a trascorrere un Natale diverso. Nel loro caso, però, non sarà a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, ma perché, per la prima volta dopo tanti anni, torneranno in onda anche il 24 e il 25 dicembre e il 1° dell’anno. «Terremo compagnia ai nostri “parenti”. Dopo tutto questo tempo, infatti, non sono più spettatori ma persone di famiglia» osserva Patrizio Rispo. E sarà proprio il suo Raffaele Giordano il protagonista delle puntate natalizie.

Dunque, cosa succederà a Raffaele?
«Prendendo le statuine per fare il presepe nell’atrio di Palazzo Palladini, troverà il Bambinello rotto. Questo lo manderà in crisi perché quella statuina era sua da tanti anni, e prima ancora di suo padre. Per fortuna riuscirà a risolvere il problema, non diciamo come per non togliere la sorpresa...».

Per i napoletani il presepe è importante.
«Sì, ma non da dover andare in analisi come dovrebbe fare Raffaele!».

Lei fa il presepe?
«Certamente. L’8 dicembre, come da tradizione, insieme con l’albero. Ci abbiamo lavorato tutti: mia moglie, i nostri due figli Giordano e Tommaso ed io, accompagnati dalla musica natalizia di Michael Bublé. “Peccato” che a fare compagnia al nostro cane sia appena arrivato un cucciolo, che ha scambiato l’albero per un giocattolo! Sono giorni che lui stacca le palline e noi le inseguiamo per tutta la casa».

E come trascorrerà il Natale?
«Rispetteremo le regole, visto che il distanziamento e la mascherina sono le uniche medicine contro il Covid, al momento. Saremo solo noi quattro, anche se una scappata a salutare mio padre, che ha 92 anni e che sta da mio fratello, la farò sicuramente. Certo, niente a che vedere con gli altri anni».

In cui il Natale era…
«Non solo un appuntamento religioso ma anche un modo per vedere i parenti e scambiarsi i doni. Quel giorno diventava l’occasione per godersi la famiglia. Penso agli zii anziani, che quest’anno staranno da soli, o ai cugini che vedevo solo in queste occasioni. Ma ripenso anche al Natale della mia infanzia».

Com’era?
«Ci ritrovavamo a casa di mia nonna, eravamo circa 80-90 persone. Consideri che solo mio padre aveva sette fratelli, ciascuno sposato e con una media di due o tre figli a testa. I regali formavano un vero e proprio tappeto in soggiorno e bisognava aprirli rigorosamente uno alla volta mentre mia madre recitava una poesia in rima per ogni pacchetto. Era un rituale che finiva alle tre del mattino».

Difficile mettersi nei panni di chi doveva cucinare per quasi cento persone…
«In realtà cucinavano un po’ tutti. La nonna, le zie. E i fratelli di mio padre, tutti amanti della cucina, portavano ognuno il proprio piatto forte. Era una tavola che metteva allegria anche solo a guardarla».

Quest’anno avete già pensato al menu?
«No, ma per quattro persone si fa presto. Da un lato sono felice di godermi i figli, dall’altro mi assale un po’ di malinconia: hanno 19 e 17 anni e stanno perdendo la scuola, le occasioni per stare con gli amici... Però, per fortuna sono bravi ragazzi e stanno approfittando di questo periodo per scoprire nuove passioni, come ad esempio la lettura».

Sarete insieme anche la notte di Capodanno?
«Per forza. Magari ci inventeremo il pranzo di Capodanno invece della cena!».

Quest’anno niente fuochi d’artificio...
«La gente non potrà uscire, ma ci sarà un’esplosione di luci dalle case. Figuriamoci se un napoletano rinuncia anche a questo!».

Seguici