La mascotte di Striscia si confessa a Sorrisi senza peli sulla lingua... ma rivestito di moquette!
Gentile signor Gabibbo, a ottobre compirà 31 anni di carriera. E ancora non sappiamo se Gabibbo è il suo nome o il suo cognome. Potrebbe sciogliere il mistero?
«No. In realtà il mio vero nome sarebbe Ildebrando dei conti Besughi di Leppego Di Sotto, ma non ci stava sul citofono».
Ci racconta come capitò che nel 1990 venne ingaggiato a “Striscia la notizia”? Lei che cosa pensava di dover fare nella vita? Chi era il suo idolo del tempo? A chi si ispirava?
«A “Striscia” avevano bisogno di un personaggio che prendesse in giro gli esternatori populisti, io all’epoca mi ispiravo a Gianfranco Funari, Michele Santoro, Giuliano Ferrara e anche a Vittorio Sgarbi. Superai il provino immediatamente».
Trent’anni dopo, sente di aver fatto scuola? Chi sono i Gabibbi di cui si sente padre putativo?
«Beh, penso di non aver fatto nessuna scuola. I Gabibbi sono una deriva naturale. Basta sintonizzarsi su un talk show qualunque e si può vedere un campionario incredibile di Gabibbi che gridano, berciano, si agitano, si impupazzano. Come me non hanno le orecchie, quindi non sentono quello che dicono gli altri. L’importante è avere il volume più alto di tutti».
Potrebbe descriverci la sua scrivania nella redazione di “Striscia”?
«In realtà non ce l’ho, ma mi spiace confessarlo, perché sembra che non mi tengano nella giusta considerazione. Forse non me l’hanno data perché ho la pancia talmente grossa che non riuscirei a infilarci le gambe e a utilizzarla».
Dove tiene il Telegatto che vinse nel 1991 come Personaggio rivelazione dell’anno?
«È nel museo di “Striscia”, perché io, modestamente, faccio parte della Storia».
Lei praticamente non va mai in vacanza. Qual è il segreto della sua infinita energia?
«Il colore. Sono rosso come il sangue: l’energia».
Quanta vita ha sacrificato al lavoro? Ovvero: che fine ha fatto la Gabibba?
«Tocca un tasto dolente, debbo confessare che in realtà la Gabibba ero sempre io, con una parrucchetta e delle labbra finte. Ma poi mi hanno scoperto. Non ero ancora difeso dal decreto Zan».
Ha degli hobby? Come passa il suo tempo libero?
«Ho tutti gli hobby del mondo perché ho tantissimo tempo libero: non dormo mai. Si sono dimenticati di farmi le palpebre! Per cui sto con gli occhi spalancati giorno e notte».
Oggi si sente più Gabibbo a “Striscia” o a “Paperissima Sprint”?
«Beh, ma non sono domande da fare a un artista multiforme come me!».
Ogni volta che apre bocca, sembra di sentir parlare Genova. Le propongo altre quattro voci di Genova: vorrei sapere se si sente legato a loro, e come. Gilberto Govi?
«È il papà di tutti i comici genovesi, ogni tanto provo a imitare il suo falsetto».
Paolo Villaggio?
«Ho spesso l’irruenza del professor von Kranz».
Beppe Grillo?
«È un mio epigono. Come politico però sono meglio io. Ho fatto un partito ben prima di lui, il Pdg, il Partito del Gabibbo, con cui mi sono candidato alle elezioni del Mugello già nel 1997. E anni prima, nel 1992, avevo avuto, in Parlamento, ben 15 voti durante l’elezione del Presidente della Repubblica!».
Fabrizio De André?
«Fabrizio amava molto le mie canzoni. E desiderava sempre infilarsi nel mio costume. Ma Antonio Ricci non voleva, diceva che sennò poi il Gabibbo diventava lungo e magro».
Si è vaccinato?
«Certamente. Ma non basterà. Tra un po’ arriverà la variante più pericolosa: la variante G, quella del Gabibbo».
Con tutta l’esperienza di “raddrizzatore di torti” che ha accumulato, secondo lei in Italia si ottiene di più con il mugugno o con l’urlo?
«Con l’urlo, senz’altro. A Genova si dice: “Chi no cianze no tetta”. Chi non piange, non poppa».
Che cosa prova quando sindaci, politici ed esponenti di associazioni decidono di chiamare proprio lei per risolvere le magagne?
«Penso che, poveracci, le hanno tentate tutte prima, per cui decidono di rivolgersi a un pupazzo dalla disperazione».
Che sentimenti prova per le Veline? E per i conduttori?
«Li amo con tutta la mia moquette».
Cosa la fa più ridere quando guarda i filmati di “Paperissima”?
«Gli animali quando stanno vicini-vicini».
Le piace ballare?
«Beh, son la risposta genovese a Roberto Bolle».
E cantare, viste le sigle che interpreta?
«Mi ispiro a James Brown».
Lei usa molto il sarcasmo: ma sotto sotto ha un cuore d’oro?
«Certamente. E lasciatemelo dire: Gabibbo santo subito!».