Debutta come conduttore di "Affari tuoi" al posto di Amadeus. E rivela che ha imparato a capire la tv dalla nonna
Stefano De Martino, ci siamo. È iniziato il conto alla rovescia: il 2 settembre è in onda con la prima puntata di “Affari tuoi” e avrà tutti gli occhi addosso. Non per metterle agitazione...
«No no, infatti (ride)».
Prendiamola alla larga. Come è andata l’estate?
«Faccio sempre fatica a dividere lavoro e vacanza, anche se ho sempre tempo per la famiglia. Non stacco mai perché è una cosa che mi piace. Anzi a volte rischio di diventare noioso perché è il mio argomento principe».
Si sarà pure concesso qualche giorno di riposo...
«È stata un’estate tranquilla, di studio».
Al mare?
«Quella è la condizione fondamentale. Per alcuni è la montagna ma per me ancora resiste il mare».
Perché è ancora giovane!
«Esatto, poi a un certo punto mi sposterò in montagna (ride)».
Mancano pochi giorni al debutto: come si sta preparando?
«Lasciando andare. Ho fatto mesi di incameramento: ho metabolizzato tutto quello che mi è stato detto, consigliato, quello che ho studiato e adesso tocca non pensare più e lanciarsi».
Il primo pensiero quando le hanno proposto di condurre “Affari tuoi”?
«Ho pensato a mia nonna materna Elisa, che non c’è da qualche anno. Lei è stato il mio primo strumento di studio del mezzo televisivo, un riferimento».
In che modo?
«Mia nonna non aveva una grande istruzione, ma avendo lavorato per tanti anni nel bar di famiglia ha sempre avuto a che fare con le persone. Aveva un’umanità e un’intelligenza emotiva molto spiccate. Quando ho iniziato a fare questo mestiere, osservare mia nonna guardare la televisione è stato illuminante, riusciva a carpire delle cose che a me sfuggivano e aveva sempre delle critiche originali verso chiunque».
E verso di lei?
«Con me era di parte: ero il primo nipote e mi difendeva sempre. Per lei erano tutti peggio di me!».
La prima persona a cui ha detto di aver firmato per “Affari tuoi”?
«Mio padre Enrico perché in famiglia è colui che tiene meglio i segreti (ride)».
Ha festeggiato?
«Non ancora, ci sarà tempo. Anche se io tendo a celebrare poco. I miei amici dicono che una pacca sulla spalla ogni tanto me la dovrei dare».
E invece?
«Sono sempre sbilanciato in avanti: faccio le cose e me le lascio alle spalle. E comunque questo programma è tutto da fare: da un lato sono felice, dall’altro bisogna portarlo a casa. Ci sarà tempo di festeggiare. Forse diventerò uno di quegli anziani che raccontano ai nipoti: “Quando tu dovevi ancora nascere tuo nonno ha condotto "Affari tuoi” (ride)».
Succederà quando l’estate la passerà in montagna e non più al mare.
«Esatto (ride)».
Chi le ha mandato messaggi di congratulazioni?
«Una delle primissime è stata Antonella Clerici. Mi ha detto che secondo lei era il momento giusto e mi ha fatto un grande in bocca al lupo. E Maria (De Filippi, ndr): con lei ho sempre un filo diretto, un privilegio che la vita mi ha regalato».
Cosa le ha detto?
«È una donna di un’esperienza e intelligenza fuori misura e dall’alto della sua lucidità mi ha incoraggiato. Ha detto: “Secondo me ti diverti”. E ha aggiunto: “La partita non la giochi nella prima settimana o nel primo mese: è una cosa che si fa nel tempo e troverai il tuo modo”».
Ha avuto diversi detrattori. Le critiche la disturbano?
«Le metto in conto: è legittimo che la gente esprima un dissenso. A me piacciono più le critiche dei complimenti. Questi ultimi mi attribuiscono un valore che fa piacere ma è meno utile, la critica invece fa sì che tu continui a metterti in dubbio e ti fa progredire».
Una cosa che le dà molto fastidio?
«Quando dicono: “Sei troppo giovane per questo ruolo”. Non è tanto strano che io ricopra questo ruolo a 34 anni, che è una delle età più produttive della vita, semmai è ingiusto che altri, meritevoli, ci siano dovuti arrivare tardi».
Veniamo ad “Affari tuoi”: qual è il conduttore tra quelli che l’hanno preceduta da cui ha preso ispirazione?
«Questo programma è nato con la conduzione di Paolo Bonolis, che è unica nel suo genere. Con Flavio Insinna e Max Giusti il presentatore era protagonista, poi pian piano la conduzione ha preso altre forme fino ad arrivare all’ultima, quella di Amadeus: adesso i protagonisti sono i concorrenti con le loro storie».
E la sua conduzione come sarà?
«Non posso stravolgere il programma. Anche perché ci sono concorrenti che dalla fine della stagione scorsa ancora devono giocare. Poi andrò in maniera naturale verso quello che mi è più congeniale. Tra i quiz “Affari tuoi” era l’unico che avrei potuto fare perché ha un margine di creatività ampio: è un perimetro di gioco, devi aprire 20 pacchi, sei libero di scegliere il modo in cui lo fai».
Tra le novità che ha introdotto nel programma c’è il ritorno ai pacchi di cartone, come mai?
«Quando sono entrato in studio in un angolo c’era uno dei vecchi pacchi di cartone e rivederlo mi ha mosso nostalgia. E quell’oggetto è una sorta di logo di “Affari tuoi”. Come il Tapiro di “Striscia”, il Telegatto di Sorrisi».
E anche al vecchio telefono con la cornetta, che ha scelto rosso.
«Sì, mi piaceva e l’ho comprato, in ogni programma almeno uno strumento che utilizzo me lo devo comprare io. Teatralmente quella cornetta mi aiuta con la gestualità».
Da giocatore di “Affari tuoi”, lei è uno che rischia oppure uno che “accetterebbe l’offerta del dottore”?
«Io sono uno che rischia. Penserei: “Sono qua, è un’opportunità data dalla sorte e me la gioco fino alla fine”».
I concorrenti si raccontano giocando. Se lei si dovesse raccontare con qualche aneddoto della sua vita, quale sceglierebbe?
«La mia vita ha preso presto una piega straordinaria: a 19 anni ho cominciato ad “Amici”, quindi dovrei andare indietro nel tempo, alla mia adolescenza. Potrei raccontare che sono uno che ha fatto mille lavori diversi e che mi piace moltissimo stare in mezzo alla gente».
Quali lavori ha fatto?
«Cameriere, barista, parcheggiatore, fruttivendolo. Le risate più belle me le sono fatte ai mercati generali la mattina prestissimo, dove caricavo le casse. Lì c’era un mondo di persone che avrebbe avuto cento motivi per arrendersi ma ne trovava sempre uno in più per farsi una risata e andare avanti. Quella è stata una grande lezione di vita. Per questo non mi spaventa niente».
In senso lato: qual è il pacco, inteso come fregatura, che ha dato?
«Per un periodo ho accettato un impiego in un call center. Dovevo telefonare a sconosciuti che non avevano voglia di acquistare nulla: serviva faccia tosta, il carattere giusto. Io ero talmente dispiaciuto per loro che, non solo non ero convincente, ma quando mi dicevano “No grazie” rispondevo: “Lo so, grazie a lei, si figuri, la capisco e scusi tanto ancora”. E attaccavo io. Sono durato poco (ride)».
Da chi si farebbe accompagnare in trasmissione per giocare?
«Da mia sorella Adelaide che è molto più pragmatica di me».
I concorrenti che vincono realizzano sogni. Qual è stata la prima cosa importante che ha comprato e che le ha dato soddisfazione?
«La casa ai miei genitori. Quello mi ha dato soddisfazione».
E per lei?
«Ho sempre avuto una macchina vecchissima in comune con mio padre. Alle fidanzatine di turno dicevo che mi stava per arrivare l’auto nuova, ma non era vero: era il mio copione. Poi con una di queste ragazze mi ci sono fidanzato per quattro anni e ho dovuto confessare (ride). Più in là, con i primi soldi, me ne sono comprata finalmente una: volevo avere il gusto di salire su una macchina che profumasse di nuovo».
L’aspetto che la diverte di più dell’avventura di “Affari tuoi”?
«Le incognite che ci sono. Quando ho poche certezze io mi entusiasmo».
E la cosa più insidiosa?
«Accreditarsi come conduttore di un genere che per me è apparentemente nuovo, di un game centrale nel palinsesto di Rai1».
Il consiglio di lavoro più prezioso che ha ricevuto?
«In una delle prime edizioni di “Made in Sud” dietro le quinte stavo ripassando, tutto serio, un lancio che avrei dovuto fare: mi sono sempre aggrappato allo studio, non ho mai utilizzato il gobbo. Passò Biagio Izzo e mi disse: “Non entrare dentro a questa cosa, galleggiaci sopra”. Da lì ho iniziato a fare televisione più “all’impronta”, a ricordare che noi non salviamo vite. Ci vuole passione, dedizione, ma poi non bisogna prendersi troppo sul serio. Allora sono entrato in scena e mi sono detto: “Ma in fondo che cosa può succedere?”».
Può succedere che, tra un paio di anni lei prenda il timone anche di Sanremo.
«E questa potrebbe essere la spada di Damocle che mi penzola sulla testa!».
È stato confermato dall’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio.
«Sì, ma questo cosa significa?».
Ce lo dica lei.
«Che nei miei confronti c’è un progetto a lungo termine. Non è che sia già scritto nella pietra che tra due anni io vada all’Ariston. Sanremo è talmente un fenomeno di costume, così aderente alla contemporaneità, che ogni anno ha il suo conduttore perfetto che non puoi preventivare. Quindi è una dimostrazione di fiducia da parte dell’azienda nei miei confronti, però non la prenderei così alla lettera soprattutto per la tempistica».
E “Stasera tutto è possibile” su Rai2 continuerà a farlo?
«Sì, certo».
Ci saranno anche delle prime serate su Rai1 il prossimo anno...
«Sì, saranno votate più all’intrattenimento nel senso puro del termine, ma sono ancora in fase embrionale perché io, essendo un maschio, riesco a fare una sola cosa alla volta, non ho la capacità multitasking delle donne».
Le persone per la strada che cosa le dicono?
«Sono il mio incoraggiamento più grande. D’altro canto nessuno ti ferma per strada per dirti: “Non mi piaci!”. Magari lo pensa ma non te lo dice (ride). Chi ti ferma lo fa per dirti cose positive: c’è una bella fiducia nei miei confronti. E io spero di non tradirla».