Domenica 15 settembre in prima serata lo show in diretta dal Teatro Al Massimo di Palermo
Domenica 15 settembre, in prima serata su Italia1, la comicità torna protagonista con "Italia Uno On Stage", che propone in prima serata lo spettacolo "Roberto Lipari…E ho detto tutto". In diretta dal Teatro Al Massimo di Palermo, Lipari, con la sua ironia tagliente e la capacità di affrontare tematiche complesse con leggerezza, tratterà argomenti attuali come ecologia, legalità e crisi culturali, regalando momenti di puro divertimento e riflessione. Il comico siciliano presenterà il suo spettacolo ispirato alla celebre battuta di Totò, utilizzato per chiudere ogni discussione. Il tutto sarà arricchito dagli interventi di Sergio Friscia e dai cammei di colleghi come Corrado Fortuna, Nicola Savino, Fabrizio Biggio e Rosario Fiorello. Una serata che promette risate e riflessioni, in cui la comicità si fa veicolo di critica sociale, poesia e intrattenimento.
Roberto, allora provi a "dire tutto". Raccontaci…
«“Ho detto tutto” per me è una frase magica, perché messa alla fine di qualunque discorso fa sembrare che hai detto qualcosa anche se non hai detto niente. È da utilizzare in politica, nei comizi ad esempio. E chi ascolta, può pensare: “Ma forse mi sono perso qualcosa!”. E io, che per mestiere lavoro con le parole, spesso mi interrogo sulla possibilità di avere espresso o meno un concetto».
Ecologia, legalità, cultura. Ci spiegherai tutto in una serata. Sarà meglio di un corso universitario.
«Io volevo tenere un corso, ma non avendo parenti professori o santi in paradiso, non mi è stato possibile (ride). Cerco di demolire la tesi ecologista e alla fine me ne convinco. Nella comicità parti con un discorso e alla fine ti trovi a esprimere esattamente l’opposto di quello che volevi dire. Per quanto riguarda la legalità, viviamo in un paese pieno di contraddizioni costanti. La cultura la tiro in ballo perché è risolutiva. Qualsiasi cosa accade, con la cultura si supera».
Oltre alla famosa battuta, qual è l'aspetto di Totò che più ti ha ispirato per questo spettacolo?
«C’è un testo scritto dal mio concittadino Pino Caruso, artista straordinario, in cui si legge che Totò era riuscito a raccontare la miseria usando quella comicità che piaceva a tutti, sia ai poveri che ai benestanti. Totò riusciva a essere trasversale. E oggi che esiste un pubblico che tende a frazionarsi, il discorso di piacere a tutti è difficile ma è anche una sfida. E quella della trasversalità è una sfida che mi piace portare avanti così come il racconto di eventi tristi e drammatici in modo comico».
Il Teatro Massimo di Palermo è un luogo iconico ma è per te anche il luogo del cuore, essendo tu originario di questa città.
«Non sono solo originario. Io vivo a Palermo tranne quando devo lavorare a Milano o a Roma e in quel caso mi trasferisco per un determinato periodo. Noi palermitani usciamo da questa città solo per necessità (ride). Le radici sono qualcosa di fondamentale per la nostra vita. Andare fuori e fare esperienze è importante e stimolante, ma bisogna conservare sempre le proprie origini. Un po’ come quelli che vanno a lavorare in Svizzera e poi fatturano in Italia (ride). A Palermo poi ci sono i miei genitori, le mie nipotine, i miei amici storici».
Affrontare temi così seri con la comicità può essere rischioso.
«Il più grande dei pericoli è la banalità. Se dici una cosa che è già stata detta, ti becchi un applauso però non stai facendo un lavoro arricchente. Il comico deve esprimere un concetto o un contenuto che non ha pronunciato ancora nessuno. Bisogna giocare d’anticipo. Pensiamo anche al cinema: “The Truman show” è una commedia che è poi diventata la realtà. Siamo tutti dentro un reality senza saperlo…».
Credi che l'ironia sia un'arma a doppio taglio? Ci sono dei limiti che non vorresti mai oltrepassare?
«L’ironia è un meccanismo di difesa, perché è un’armatura che ti consente di non far capire a nessuno come sei. Ma, come tutte le armi a doppio taglio, bisogna saperla utilizzare. La potenza del sarcasmo e dell’umorismo determina o meno la pericolosità. L’ironia senza cultura rischia di trasformarsi in offesa».
Appunto, quando una battuta diventa veramente offensiva?
«Quando è fine a se stessa. La battuta serve per arrivare da un punto a un altro del ragionamento. Altrimenti è un semplice atto di bullismo. Bisogna sapere fare ironia. D’altra parte Victor Hugo diceva che la prima forma di libertà è l’ironia».
Qual è il tuo segreto per scrivere una battuta che funzioni?
«Tutto nasce da un mal di pancia. Devo trovare il modo di esternare un malessere non solo per liberarmi del peso, ma anche di esorcizzare il malessere stesso. Dante, quando gli stava antipatica la gente, la piazzava all’Inferno scrivendo la Divina Commedia. Io mi limito a mettere nero su bianco semplici battute. Ognuno fa la sua parte (ride)».
La poesia è un elemento inusuale nella comicità. Come hai deciso di integrarla nel tuo spettacolo?
«Massimo Troisi diceva che si può mescolare poesia e comicità. Occorre solo tanta delicatezza. Il linguaggio poetico ti permette di esprimere emozioni che altrimenti non riusciresti a esternare».
Qual è la misura del successo per un comico?
«Non c’è una misura oggettiva del successo perché le carriere dei comici non sono gare sportive. Bisogna chiedere all’artista se è felice o meno di quello che ha fatto o fa. In questo momento della mia vita il successo è quello di vivere qui a Palermo facendo un lavoro che ho desiderato fare sin da bambino. Se insegui il successo rischi di diventare un personaggio pubblico e non un artista vero».
Qual è la tua più grande paura sul palco?
«Il blocco. Una volta a un provino mi venne meno la voce. E venni scartato perché ero obiettivamente “invalutabile”. Prima dello spettacolo bevo tantissima acqua, perché psicologicamente mi convinco che questa abitudine mi aiuti. Salvo poi stare venti in minuti in bagno per liberarmene (ride)».
Oltre a Totò, ci sono altri comici o artisti che hanno influenzato il tuo modo di fare comicità?
«Pino Caruso, Ficarra e Picone che emulavo al liceo assieme a un mio ex compagno di classe, Beppe Grillo, Roberto Benigni, Woody Allen».
A quali progetti ti stai dedicando?
«Sto scrivendo la sceneggiatura di un film e di una serie tv».