Su Rai2 “La vera storia della Uno bianca”

Una docuserie in due episodi che racconta la storia di uno dei casi di cronaca più agghiaccianti

25 Novembre 2021 alle 11:37

Uno dei casi di cronaca più agghiaccianti, una escalation di rapine e omicidi che ha insanguinato l'Emilia Romagna e le Marche per sette lunghi anni, dal 1987 al 1994 e che ha sconvolto un’intera nazione. Per il ciclo Crime Doc targato Rai Documentari va in onda il 29 novembre, in prima serata, su Rai2, la docuserie in due episodi “La vera storia della Uno Bianca” (una coproduzione Rai Documentari e Verve Media Company).

Ventiquattro omicidi e più di cento feriti. Sette anni di indagini della polizia per arrivare a scoprire che i colpevoli erano persone come loro, che portavano la divisa, e che di quella divisa, del proprio ruolo, si servirono per riuscire a non essere scoperti. Una vicenda criminale che ha minato nel profondo l’immaginario collettivo proprio perché gli assassini, di incredibile ferocia, erano persone che avrebbero dovuto garantire l’ordine e la giustizia, mentre invece seminavano il panico nell’Emilia Romagna e nelle Marche. 

Ma anche una storia che ancora oggi presenta ancora molti misteri e nuove possibili rivelazioni. Ad inizio del 2021 infatti è stato aperto un fascicolo per approfondire diversi aspetti sulla base di elementi venuti alla luce recentemente. Molti turning point, una serie di errori giudiziari, indagini e false piste sempre finite nel nulla. La docuserie racconta l’intera storia, partendo dal principio, di questi fatti e della banda composta da sei persone di cui cinque appartenenti alla Polizia di Stato che ha potuto agire per molti  anni indisturbata rapinando caselli, supermercati, banche, uffici postali e benzinai. Uomini spietati che non esitavano a sparare il “colpo in testa”, anche solo per ritorsione o per vendetta. Una vicenda culminata in una indagine che ha visto schierarsi l’uno contro l’altro, poliziotti buoni contro poliziotti cattivi. Alla fine tutti i componenti della banda sono stati processati e ritenuti colpevoli, grazie alle indagini compiute da due poliziotti “da spiaggia” della Questura di Rimini insieme al Giudice Paci.

Il documentario ripercorre le diverse tappe del percorso criminale della banda identificata dalla macchina che rubavano, una Uno bianca, perché  era la più comune e quindi si confondeva tra le altre, che è diventata simbolo di vero e proprio terrore. Il racconto si snoda tra le tante testimonianze dei protagonisti che a vario titolo hanno vissuto quelle indagini e quegli anni di sangue e violenza: giornalisti, giudici, pubblici ministeri, investigatori, parenti delle vittime, avvocati dei componenti della banda e dei parenti di chi ha perso la vita in questa sciagurata stagione, ma anche chi è sopravvissuto ai feroci attacchi della banda. Oltre alla verità processuale, la docuserie vuole dare voce anche a coloro che ritengono che la storia della Uno bianca non sia conclusa del tutto. Dubbi che vanno in diverse direzioni e che chiedono ancora oggi dopo trent’anni, una risposta chiara e precisa. In primis sono alcuni parenti delle vittime a reclamare la verità.

Ma vi sono anche altre persone che non hanno smesso di studiare il caso, come il giornalista Massimiliano Mazzanti che proprio quest’anno ha presentato un esposto per chiedere di chiarire alcuni punti oscuri, soprattutto in ordine ai depistaggi. Le registe Flavia Triggiani e Marina Loi che hanno scritto anche la serie dichiarano: «“La vera storia della Uno bianca" è la nostra prima regia di un documentario. Quindi oltre a scrivere la sceneggiatura e a fare tutte le interviste alle tante persone che abbiamo interpellato, lo abbiamo anche girato e montato. Per quanto riguarda la regia e la fotografia abbiamo lavorato con Alessandro Galluzzi, un bravissimo documentarista che ci ha aiutato a rendere le atmosfere cupe e spaventose degli accadimenti narrati. È stato molto importante per noi occuparci di tutte le fasi, perché in realtà per quanto ci sia una sceneggiatura alle spalle, tutto avviene al montaggio, quando il puzzle di voci si ricompone in un'opera unica. Questo settore  vede ancora in prevalenza uomini registi, anche se non mancano grandissimi esempi di documentariste, pensiamo, scavando nel passato, a Cecilia Magnini. Crediamo che il tocco femminile sia importante in questa epoca e in questo momento di grande attenzione al genere documentario.Questo non vuol dire che il nostro sia un documentario al femminile in senso stretto... Quella della uno bianca è una storia universale che va oltre il discorso di genere e che concerne la lotta tra il bene e il male.  Quello che abbiamo saputo portare forse è stata l'empatia e lo sguardo femminile nei confronti delle vittime di questa enorme tragedia che ha sconvolto l’Italia».

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