The Walking Dead, intervista esclusiva al protagonista Andrew Lincoln

Durante la nostra visita sul set di «The Walking Dead», alla fine di settembre, abbiamo incontrato Andrew Lincoln, protagonista della serie nel ruolo dello sceriffo Rick Grimes. In Italia la quarta stagione è in onda da oggi, lunedì 14 ottobre alle 22.45 su Fox...

Rick Grimes (Andrew Lincoln) - The Walking Dead - Season 4 _ Gallery - Photo Credit: Frank Ockenfels 3/AMC
14 Ottobre 2013 alle 07:22

Durante la nostra visita sul set di «The Walking Dead», alla fine di settembre, abbiamo incontrato Andrew Lincoln, protagonista della serie nel ruolo dello sceriffo Rick Grimes. In Italia la quarta stagione è in onda da oggi, lunedì 14 ottobre alle 22.45 su Fox.

Come sarà la quarta stagione per Rick?
«Con tutto quello che gli è successo è naturale che qualcosa sia cambiato in lui. Ha perso la moglie, suo figlio ha ucciso un altro ragazzo… Ora ha deciso di voltare le spalle alla brutalità del mondo per dedicare tutte le sue energie a coltivare la terra e ad allevare i suoi figli. Avrete visto che ora mi occupo anche di maiali… A parte gli scherzi, il rapporto tra Rick e Carl sarà esplorato a fondo e ne sono felice».

Immagino che questa tranquillità avrà vita breve. Da dove arriverà la minaccia?
«Beh, non sappiamo che cosa sia successo al Governatore. Lui potrebbe essere una minaccia, mi dicono che è ancora nei paraggi. Ma qualunque sia il pericolo incombente, dovete sapere che avrà un effetto divisivo all’interno del gruppo».

Finorà Rick ha mantenuto il ruolo dell’eroe senza macchia, del buono. Non le piacerebbe esplorare maggiormente il suo lato oscuro, un po’ alla Breaking Bad?
«In parte abbiamo iniziato a farlo durante la scorsa stagione, però io credo che tutto questo interesse per gli anti-eroi, questo cinismo, sia sterile. E invece il bello di “The Walking Dead” è proprio la sua onestà nel rappresentare esseri umani che rimasti senza elettricità, senza gadget elettronici, tornano a parlare tra di loro senza artifici. L’unica cosa che li guida è la loro umanità».

Dopo un’esperienza come quella vissuta da Rick in «The Walking Dead» è possibile tornare alla normalità?
«È proprio questa la domanda della quarta stagione: dopo quello che abbiamo visto e fatto, potremo tornare a essere quelli di prima? Riusciremo ad amare di nuovo? Rick potrà essere il padre che era per suo figlio? Chi lo sa, forse non era un bravo padre e il suo rapporto con Carl migliorerà. Vedremo».

Come spiega il successo di «The Walking Dead», una storia di zombie che diventa una delle serie tv più viste negli Stati Uniti?
«Non lo so e vorrei saperlo. Penso che gli zombie siano il nostro cavallo di Troia. Ci presentiamo con le sembianze di una serie horror ma dentro si nasconde una storia straziante fatta di amore, separazione, morte. La gente guarda “The Walking Dead” e riflette sulla propria esistenza e questo non sempre accade in un poliziesco o in un telefilm di avvocati».

Puo dirci qualcosa sui nuovi personaggi?
«Posso dire soltanto che con il loro arrivo cambieranno le dinamiche del gruppo».

Prima di «The Walking Dead» lei era famoso soprattutto per «Love Actually». Che differenza c’è tra l’attore di quel film e l’Andrew Lincoln di oggi?
«Ho i capelli grigi, qualche ruga e la responsabilità che deriva dall’essere il personaggio principale di una serie che non si sa quando finirà. Interpretare lo stesso personaggio per quattro anni è un’esperienza completamente diversa da quella che vivi recitando in un film. È una maratona, una gara di resistenza, e per andare avanti devi saper approfondire il tuo personaggio per trovarne tutte le sfaccettatture».

In «The Walking Dead» sono già morti tanti personaggi importanti. Il suo però non corre questo pericolo, vero?
«Che cosa glielo fa pensare?».

Lei e Norman Reedus siete i protagonisti e siete molto amati dal pubblico…
«E invece il bello di questa serie è che, a differenza di un film d’azione hollywoodiano, dove sai che comunque l’eroe alla fine sopravvivrà, qui non puoi esserne sicuro visti i precedenti. Robert Kirkman lo ha fatto capire nella graphic novel: nel mondo di “The Walking Dead” nessuno può dirsi al sicuro. E io sono d’accordo. Se la morte di Rick dovesse servire alla storia non mi opporrei, perché ciò che conta veramente è raccontare la migliore storia possibile».

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